Pianta molto, assumi tutto e controlla bene › Cuba › Granma

Pianta molto, assumi tutto e controlla bene › Cuba › Granma
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La Sierpe, Sancti Spíritus. – Se in questo momento il livello delle piantagioni di riso, delle rese, dei volumi produttivi e della soddisfazione dei bisogni è lungi dall’essere quello che il Paese potenzialmente può e di cui ha bisogno, non è solo a causa della grave e reale mancanza di input e risorse in generale, per un programma che ne accentui il carattere strategico e la conseguente priorità a livello nazionale.

Lo ha dimostrato proprio lo scambio che il membro del Burò Politico del Partito e vicepresidente cubano, Salvador Valdés Mesa, ha avuto qui giovedì con registi e produttori direttamente legati a questo settore economico.

Il ragionamento di chi vive “di grano e per il grano” ha fatto capire che non ovunque la superficie destinata a questa coltura è ben sfruttata, sia all’interno dell’ambiente statale che al di fuori di esso.

E dobbiamo combattere questa battaglia insieme – ha insistito Nelson González González, responsabile del programma del riso a Cuba –, basandoci su ciò che devono fare le otto aziende esistenti nell’arcipelago, i 70 municipi che possono promuovere la coltivazione dei cereali e tutto il resto strutture di cui dispone il sistema agricolo, l’Associazione nazionale dei piccoli agricoltori, settori come lo zucchero e l’edilizia, nonché tutti coloro che possono contribuire a livello sociale e familiare.

Gli aggiornamenti a quel programma hanno mostrato l’aspirazione a piantare non meno di 200.000 ettari, i cui rendimenti, se daranno i risultati previsti, potrebbero fornire circa l’86% del volume necessario.

È facile dirlo e scriverlo, ma ci vuole molta dedizione, risorse (nessuno lo nega), conoscenza, scienza, intelligenza, rigore durante tutto il processo e… controllo.

Casi come quello dell’UBPC Las Nuevas diventano un esempio del modo in cui tutti dovrebbero agire: padroni e lavoratori istituiscono un sistema di guardia, soprattutto notturno, per proteggere le piantagioni. Giorni, settimane, mesi di sorveglianza finiscono per dare forma a un risultato che ribalta completamente la situazione della cooperativa, e ha un impatto “fantastico” sul reddito dei produttori e delle loro famiglie.

PRESTAZIONE?

La vecchia frase “fiducia, ma controllo” arriva come una cintura di sicurezza attorno alla vita di ogni chicco di riso. Non per niente Deivy Pérez Martín, primo segretario del Partito a Sancti Spíritus, insiste nel prendersi cura e proteggere tutto, dal sacco di urea o di riso, ai magazzini e alla destinazione finale della produzione.

Poi, commenta un fenomeno dannoso, perché c’è chi segnala rendimenti inferiori ai risultati potenziali e reali, che, di fatto, aprono la strada a notevoli volumi di “surplus”, o conseguiti “superiori”, a aumento dei prezzi abusivi “a sinistra del mercato”, generando allo stesso tempo disgusto, preoccupazione e perfino logica irritazione nella popolazione.

Per questo motivo, in più di un’occasione, il vicepresidente cubano ha sottolineato il tema centrale del controllo e della contrattazione oggettiva, come sostegno per più ettari coltivati ​​a riso, più resa, più produzione, meno soldi spesi all’estero e una risposta superiore alla domanda. per un prodotto insostituibile sulla tavola di casa.

Ha inoltre sottolineato che l’azienda risiera – organo di governo della produzione e funzione sociale che hanno le diverse forme produttive – deve dominare tutto ciò che riguarda quel territorio, fino all’ultimo cordone che viene piantato, da chi lo pianta, per non sottrarre non sottrarre a nessuno il proprio riso, ma organizzare una volta per tutte il processo e contribuire maggiormente al raggiungimento degli obiettivi del Paese.

Sancti Spíritus punta su questo sforzo. Ad oggi, grazie agli sforzi compiuti, sono state prodotte 6.504 tonnellate di riso. La provincia, però, ne chiede più di 22mila: circa 18mila per il paniere familiare regolamentato.

Devi girare bene e con forza. L’idea di raggiungere l’autosufficienza e di contribuire alla nazione è altrettanto praticabile quanto la decisione che non arrivi più un chilo di riso a La Sierpe dall’esterno, perché quel comune ha abbastanza terra, acqua, produttori, attrezzature, tecnologia ed esperienza – senza venire meno al suo impegno nei confronti di Cuba – garantendosi ciò di cui ha bisogno internamente.

 
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