Le 24 ore di brutale onestà di Calamaro

Cominciano i primi accordi della ‘Giornata Mondiale della Donna’ ed esplode il Teatro Cervantes di Malaga. Pieni di seguaci di tutte le età, di fan tutti entusiasti, traboccano un teatro che, a tratti, sembra sul punto di ribaltarsi sulla scenario. Ma per Andrés Calamarooggetto di devozione di questa folla emozionata, tutto ebbe inizio ventiquattr’ore prima di una così frondosa dimostrazione di affetto e di ammirazione.

Tutta la squadra, diciassette persone che sono quasi una grande famiglia, è arrivata il giorno prima in una Malaga che li ha accolti con quella luce travolgente e insolente, così caratteristica di loro, profumata di mare e di biznaga, con il bel viso delle grandi occasioni. Una Málaga per restare e vivere ogni angolo, percorrerla da cima a fondo, metterci un pavimento e gridarle “bella”. Frizzante e salato, tutta grazia. Ecco perché l’unico che resterà nella sua camera d’albergo e non se ne andrà fino al sound check sarà Calamaro. Gli altri non rinunciano al traffico gorgogliante di Calle Larios, né alle vivaci terrazze di Calle Granada, né a qualche sputo sulla Malagueta. Ma ‘El Salmon’ si trova in un’altra situazione: ha bisogno di calma e silenzio. Forse anche quella solitudine di cui ha tanto scritto, così ricorrente nelle sue canzoni. Quelli che sono già inni di altre vite che non sono la sua ma si leggono in lei, in 62 anni di talento sfrenato che attraversano, come un nervo e in formato colonna sonora, le biografie di tre generazioni. «Sono un artista di medie dimensioni», dice Calamaro pur essendo lui stesso Calamaro, «dal quinto di Loquillo, Robe, Ricardo Iorio, Jorge Ilegal, Robert Smith o Iron Maiden. I versi mi condannano, sono uno dei quinti che hanno visto i Mondiali del 1978. Gli chiedo se questo curioso fenomeno avviene anche in America Latina, vedendo la donna anziana in prima fila con la figlia e la nipote, che saltano. Il giovane con il padre, condivide e canta (nei suoi concerti non c’è salto generazionale). «Abbiamo un pubblico giovane e giovanissimo, non tutti sono nostalgici che vengono con i parenti. A Buenos Aires stiamo per vendere 45.000 biglietti per tre spettacoli, non è troppo in una città di milioni di abitanti ma fa piacere perché lì i concerti sono più importanti del Natale e neanche comprare i biglietti è del tutto accessibile né economico. “Non mi piace attirare l’attenzione o essere al centro di tanti occhi, ma il lavoro ha scelto me: lavorare è peggio.”

Calamaro non lascerà la sua stanza (né al centro dell’attenzione né tra gli sguardi) fino al sound check. Ha bisogno del suo spazio. E quel tempo, da ragazzo colto e inquieto, da lettore incallito, lo passa in gran parte a leggere. Lo so. L’ultimo romanzo di Juan Manuel de Prada‘Mille occhi nascondono la notte. La città senza luce’, per esempio. Commenta che è il lettore ideale per questo libro. “Sono felice”, dice con entusiasmo. «De Prada firma il grande romanzo contemporaneo, divertente e squisito, un bagno di umorismo elegante, un uso opulento del linguaggio e una lettura storica che risuona nel tempo presente con attualità ottuagenario. Di solito accade che mentre leggo mi identifico con i personaggi principali dei libri, il dandy falangista Fernando Navales è irresistibile. Lui, rabbiosamente libero, senza giri di parole, non esita ad affermare di identificarsi con un dandy falangista. Senza pregiudizi. Senza timore di fraintendimenti perché per lui la cultura, quella con la maiuscola, è un’altra cosa. “Credo che ci siano spazi in cui la convivenza, al di là delle dispute idealistiche, è possibile”, sottolinea. «Parimenti, le battaglie culturali sono le più dure poiché si ricreano con troppa enfasi risse moralistiche verso un nuovo ‘fanatismo’ culturale catechistico dall’asse lisergico di apparenza ideologica. Ci sono molte ragioni, questa apparente barbarie si consolida negli spazi virtuali o nei forum mercenari e incoraggia preoccupazioni secolari, guerrafondaie e codarde. Calamaro non è sospettato di essere tiepido, appunto, né di essere un vigliacco. Nemmeno saltare la pozzanghera per evitare di calpestarla. C’è la corrida o il progresso.

Ammiratore di…

E visto questo scenario, mi chiedo, come ci comportiamo come riferimenti? Ammiratore dichiarato di Escohotado, di Sánchez Dragó o Jesús Quintero, tutti morti, tutti scomparsi. Cosa ci resta? «Abbiamo De Prada, Andrés Amorós e Savater“, mi dice. E da grande lettore di giornali quale è, attento alle novità dell’attualità, ha anche le idee chiare al riguardo: Alfonso Ussía, De Prada, Raul del Pozo, Vicente Zavala de la Serna, Federico Jiménez Losantos, Luis Ventoso, Quintano and Carlos Boyero. “Quasi niente”, direbbero qui a Malaga.

I musicisti arrivano al teatro, occupano il palco e vi ripropongono i grandi temi di quell’onestà brutale‘ che rivisita questo tour: è il soundcheck. Wiedemer tedescoal pianoforte, indica Brian Figueroa che sarà lui a cantare adesso. Questo, in pantaloncini corti con il logo dei Rolling e un cappello da spiaggia, armato di chitarra e di energia esuberante, aveva appena sette anni quando l’album è stato pubblicato, ma è suo come se lo avesse visto nascere. Giuliano Kenevskij con l’altra chitarra, Andrea Litwin alla batteria e Mariano Dominguezanche , con il basso, sono pronti. Dietro le quinte, in rigoroso nero, si muovono i tecnici del suono e gli assistenti, come laboriose api sincronizzate, senza fidarsi del caso. Dalle platee spoglie sembra che quella che stanno eseguendo sia una sorta di danza cerimoniale, perfettamente orchestrata, che invoca la pioggia o la buona sorte. Tutto è molto misurato, è rigore, ma anche così prevale un clima di fiducia e buone vibrazioni: questi ragazzi lavorano, sì, ma si divertono molto. Alle cinque e dieci, proprio mentre suona “The Boys”, sul palco appare Andrés Calamaro. Appena arrivato. Saluta tutti e si unisce alla prova. In un lampo l’ordine dei brani è stato cambiato, alcuni sono stati tolti e altri sono stati aggiunti, la lista si è rifatta ed è ora nuova: il concerto si aprirà con ‘Giornata Mondiale della Donna’ e si chiuderà con ‘Paloma’. Quando “Flaca” finirà, ancora non lo sanno, il pubblico si alzerà e ballerà. Il suono è perfetto, concludono. Calamaro ritorna nella sicurezza solitaria della sua camera d’albergo. I musicisti lo fanno, più tardi, in un furgone nero con i vetri oscurati, scortati da Pepe e Marcelo (così disponibili, così efficienti). Kenevskij non ricorda se era mai venuto a giocare nel Malaga prima, Wiedemer vuole il compagno ma si è dimenticato di portarlo, Domínguez si offre di condividere il suo. Figueroa finisce una sigaretta prima di salire nella sua stanza per riposare. Tra appena un’ora e mezza si rincontreranno a questo punto per risalire sul furgone e tornare a teatro. Lo spettacolo deve iniziare.

Il teatro Cervantes scoppia in un applauso
ABC

All’ora concordata, neanche un minuto dopo, scendono uno alla volta. Pepe e Marcelo ti stanno già aspettando. appare anche Olga Castreno, mix perfetto tra angelo e rotweiller, instancabile nella difesa e nella cura dell’artista, dandogli le ultime istruzioni. Difficile tracciare la tabella di marcia di Andrés Calamaro senza il punto di svolta, benedette coincidenze, ovvero l’avvento, appena 27 anni fa, del ciclone entusiasta dei riccioli e della grinta. È difficile anche farlo senza la figura paterna, senza quella Don Eduardo Samuel Calamaro, avvocato, giornalista e poeta, intellettuale molto lucido, nucleo nel suo essere e nel suo essere. E attenzione a ciò che fa schifo: «Mio padre è stato il mentore della famiglia grazie alla forza incondizionata di nostra mamma. Ex socialista, poi fondatore del partito dello sviluppo di Arturo Frondizi, ha esercitato l’attività giornalistica dirigendo il settimanale “Que” (è successo in sette giorni) e il supplemento “Cultura y Nación” del quotidiano “Clarín”. Figlio maschio della famiglia Calamaro in diaspora, femminista e ateo, praticava yoga e curava il suo fegato da ingerimenti irritanti, era un sano omeopata e visse quasi cent’anni. Un attivista intellettuale conciliante e conciliante, circondato da musica e dipinti, un triplo lettore, dinamico e patriottico. Ci ha cresciuto senza televisione, in una chiara austerità consumistica e tra accessori culturali nella musica, negli incontri, negli artisti e nella conversazione con diversi gentiluomini provenienti da campi intellettuali e politici. Figli del padre e nipoti del nonno Jaime “quasi invisibile ma influente”, abbiamo sviluppato una versatilità mimetica per navigare nel mondo e nel tempo; Abbiamo imparato che non c’è molto più che “tolleranza o autoritarismo”, che ci sono centinaia di grigi tonali tra il bianco e il nero. “Essere gentile e generoso.” Si capisce meglio adesso che il figlio di Eduardo Samuel Calamaro è chi e cosa è? Credo di sì.

Vita pura

Brian Figueroa, con le sigarette nere e una giacca rossa, vita pura, guida il corteo verso il furgone. La chiude Kenevskij che, attardato, guarda sul suo tablet la partita tra Francia e Polonia mentre Wiedemer ride della battuta. Alla porta del teatro la folla si sta già radunando, aspettando che arrivino, aspettando di vederlo. Vanno direttamente nei camerini e vi rimarranno fino all’inizio del concerto, alle nove. Le luci sono spente. I primi accordi di ‘giornata mondiale della donna‘. Il teatro Cervantes, un mormorio quasi silenzioso fino a quel momento, esplode. Alzati, Málaga: ecco Calamaro.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

-