Recensione: Un posto tranquillo: primo giorno

Recensione: Un posto tranquillo: primo giorno
Recensione: Un posto tranquillo: primo giorno

La saga di Un posto tranquillo È pieno di sorprese. Il primo è che, pur essendo prodotto da Michael Bay, è di grande qualità. La seconda è che ha dimostrato il grande talento dell’attore John Kransinski come un vero maestro dell’horror (ha diretto i primi due film con grande abilità). La terza è che, nonostante Jeff Nichols abbia rinunciato al suo incarico di regista del prequel per occuparsi di un progetto di fantascienza ad alto budget per la Paramount (gli stessi studi di Un posto tranquillo), la verità è che la regia di Michael Sarnoski (lo stesso di Maiale, quel meraviglioso film sul maiale e sulla vendetta con Nicholas Cage), è altrettanto soddisfacente.

La premessa di questa saga è tanto semplice quanto efficace: alieni mostruosi e letali invadono la Terra per nutrirsi di esseri umani, ma hanno un difetto. Sono ciechi. È così che gli umani sopravvissuti sono costretti a cercare di non emettere il minimo rumore, se non vogliono essere divorati ipso facto. I film di Krasinski si concentravano su una famiglia, utilizzando la strategia utilizzata da Steven Spielberg nel suo adattamento di Guerra dei mondi, basato sul libro del pioniere della fantascienza HG Wells e che Orson Welles portò alla radio provocando un’isteria di massa. Ovviamente, Un posto tranquillo Deve molto anche ai film sull’invasione aliena Alieno, predatore, Giorno dell’Indipendenza E Segnicosì come i film apocalittici L’Uomo Omega E Sono leggendabasato sul classico libro di fantascienza distopica scritto da Richard Matheson.

Questo prequel si concentra su Samira, una poetessa malata terminale che affronta l’invasione aliena e non ha nulla da perdere, poiché i suoi giorni sono contati. Lupita Nyong’o incarna perfettamente (l’ha mai fatto diversamente?) questa donna che vuole trascorrere i suoi ultimi giorni mangiando pizza nel locale di Harlem dove il suo defunto padre, un pianista jazz, la portava quando era bambina.

I compagni di Samira nella sua missione suicida sono l’infermiera Reuben (Alex Wolff di Ereditario), uno studente di giurisprudenza di nome Eric (Joseph Quinn, meglio conosciuto come il metallaro Eddie Munson della serie Cose più strane) e Frodo, un gatto assistenziale che a quanto pare capisce benissimo che un gatto che miagola muore. Avremo così un film in cui il nostro protagonista si sposterà dal luogo A al luogo B affrontando un pericolo mortale, come se fosse una versione priva di L’ultimo di noi.

La mancanza di originalità è bilanciata da alcuni momenti veramente terrificanti, alcuni momenti commoventi (come il burattinaio), alcune ottime interpretazioni e personaggi ben costruiti per i quali proveremo empatia (non fatevi ingannare dalla firma di Michael Bay, dal momento che This is un nastro fatto da esseri umani). Il gatto può essere il punto debole in termini di credibilità a causa della sua mancanza di miagolii e del fatto che appare e scompare come se nulla fosse successo, ma è lui a rubare la scena. Impossibile non provare angoscia e affetto per lui.

E per coloro che cercano collegamenti tra questo film e i suoi predecessori, abbiamo Henri, interpretato da Djimon Hounsou, che abbiamo incontrato come sopravvissuto anonimo in Un posto tranquillo, parte II. È probabile che Krasinski e compagnia abbiano preparato un interquel per farci conoscere meglio questo personaggio. Per ora dovremo accontentarci di un prequel molto ben realizzato e di un videogioco che avrà sicuramente la stessa qualità delle sue controparti cinematografiche.

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