Macron, il presidente francese che rischia tutto o niente indicendo elezioni legislative anticipate, perché lo fa?

Macron, il presidente francese che rischia tutto o niente indicendo elezioni legislative anticipate, perché lo fa?
Macron, il presidente francese che rischia tutto o niente indicendo elezioni legislative anticipate, perché lo fa?

Non è vero, come hanno affermato alcuni, tra cui il presidente Gustavo Petro, che questo fine settimana il estrema destra ha vinto il elezioni al Parlamento europeo.

I risultati del voto, nei 27 paesi dell’Unione Europea (UE), hanno ratificato la maggioranza centrista che finora ha sostenuto Ursula von der Leyen, attuale presidente della Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’UE.

(Nel contesto: Emmanuel Macron avanza alle elezioni in Francia dopo la vittoria del partito di Marine Le Pen nelle votazioni europee)

È molto probabile che lei – o un altro candidato dello stesso settore – ottenga ancora una volta, come nelle votazioni del 2019, la maggioranza assoluta.

Questa volta saranno circa 400 deputati sui 720 totali, riunendo il centrodestra del Partito popolare europeo (186 seggi), i centristi liberali di Renew Europe (79 seggi) e i socialdemocratici e socialisti moderati dell’SD (135 posti).

Anche se la destra radicale non ha vinto, è comunque andata avanti rispetto ai risultati di cinque anni fa, superando la barriera dei 130 deputati tra gli identitari dell’ID e i conservatori e riformisti dell’ECR, oltre a una dozzina di seggi di estremisti che alcuni definiscono neofascisti, come l’AfD tedesco, che ha ottenuto il 16% dei voti contro l’11% del 2019.

In Italia il premier Giorgia Meloni Ha vinto le elezioni con il suo partito FdI (Fratelli d’Italia), che ancora una volta ha prevalso grazie alla sua strategia di allontanamento dalle posizioni radicali dell’estrema destra e di moderazione sia del programma che del linguaggio.

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L’estrema destra ha guadagnato peso anche in Austria, Belgio, Paesi Bassi e in alcuni paesi dell’Europa orientale. Ma la vittoria più clamorosa è stata ottenuta in Franciadove il Raggruppamento Nazionale (RN) di Marine Le Pen ha ottenuto il 31,3% dei voti per il suo capolista, Jordan Bardella, appena 28enne, contro appena il 14,6% della coalizione macronista, il 13,8% dei socialisti guidati da Raphael Glucksmann e 9% della sinistra populista della coalizione France Insoumise (LFI).

La leader del partito francese Rassemblement National (RN), Marine Le Pen (i), si rivolge ai militanti.

Foto:AFP

Il presidente Emmanuel Macron Sentì la forza del colpo. Domenica sera, alle nove, dopo aver avvisato il primo ministro Gabriel Attal e i suoi più stretti collaboratori dell’accaduto decisione di sciogliere l’Assemblea nazionale e indire elezioni legislative anticipate quasi tre anniandò in televisione e diede la notizia ai francesi.

“L’ascesa dei nazionalisti, dei demagoghi, è un pericolo per la nostra Nazione ma anche per l’Europa”, ha spiegato. “Per questo motivo ho deciso di darvi la possibilità di scegliere il nostro futuro parlamentare, e da stasera scioglierò di conseguenza l’Assemblea…”, ha detto in un discorso dall’Eliseo.

Anche tra coloro che scommettevano su una dura sconfitta di Macron – avvenuta quasi esattamente come previsto dai sondaggi – pochi consideravano una seria possibilità che Macron sciogliesse il parlamento. Le Pen e Bardella, i vincitori della serata, sono rimasti sorpresi dalla notizia e la leader della RN è stata costretta ad apportare modifiche dell’ultimo minuto al suo discorso di vittoria.

(Anche: Francia: il presidente Emmanuel Macron rifiuta di dimettersi “qualunque sia il risultato” delle elezioni legislative anticipate)

Emmanuel Macron ha annunciato l’anticipo delle elezioni legislative in Francia.

Foto:AFP

Per loro questa è una buona notizia, ma non del tutto. È quasi certo, come già prevedono i sondaggi, che il RN otterrà la maggioranza dei seggi nella nuova assemblea. Ma Non è sicuro che ci sarà una maggioranza assoluta, che gli permetterà di imporre un primo ministro. E ad eccezione del piccolo partito Reconquista, guidato dal dibattitore Erick Zémour, che ha ottenuto un limitato 5% alle elezioni europee, non troverebbero un altro alleato sicuro.

Ma Macron guarda nel baratro: se le liste della sua coalizione si ripetessero nelle elezioni legislative del 30 giugno e 7 luglio (c’è un doppio turno), il povero 14,6% degli europei si ridurrebbe ad essere un gruppo molto minore.

Il presidente è stanco di stare sulla difensiva e, sebbene la sua mossa sia molto rischiosa, almeno gli permette di riprendere l’iniziativa e di fissare l’agenda

Tuttavia, secondo quanto riferito a EL TIEMPO da una fonte del governo francese, “il presidente Macron è stanco di stare sulla difensiva e, sebbene la sua mossa sia molto rischiosa, almeno gli permette di riprendere l’iniziativa e di fissare l’agenda”. L’editoriale del quotidiano Le Figaro ha descritto la decisione come un “lancio di dadi” e l’ha definita, in tono critico, come “un salto nell’ignoto, dalle conseguenze incalcolabili”.

(Si può leggere: Quali sono gli effetti politici che avranno in Europa i risultati delle votazioni del Parlamento?)

Verso la coabitazione in Francia dopo aver chiesto elezioni anticipate?

Secondo le regole della Quinta Repubblica francese, se nelle elezioni legislative l’opposizione al presidente vince e si mostra capace di costruire una maggioranza assoluta, si impone la convivenza, una situazione politica e di governo in cui il presidente di un partito deve governare con un primo ministro che gli si oppone. In questo schema, il primo ministro guida la politica del governo e porta avanti il ​​suo programma legislativo, ma il presidente mantiene il potere di veto e – cosa non da poco – la leadership in politica estera.

Tra il 1986 e il 1988, e tra il 1993 e il 1995, il presidente socialista François Mitterrand fu costretto a fare affidamento su un primo ministro di destra, prima Jacques Chirac e poi Edouard Balladur. E tra il 1997 e il 2002, Chirac – già presidente – ha dovuto convivere con il primo ministro socialista Lionel Jospin.

Manifestazioni a Parigi contro la vittoria dell’estrema destra alle elezioni europee.

Foto:AFP

Sebbene il progetto fosse carico di drammi quotidiani a causa degli attriti tra la Presidenza e il gabinetto del primo ministro, le istituzioni funzionarono abbastanza bene in quegli anni di convivenza. La differenza con i tempi attuali è che, a quel tempo, sia i socialisti che la destra moderata erano impegnati a favore dell’Europa e condividevano numerosi valori repubblicani.

Lo stesso non vale per Le Pen e Bardella: sono molto critici nei confronti dell’UE e, nella situazione attuale, vogliono allontanare la Francia dal sostenere l’Ucraina contro l’invasore russo. “Non dobbiamo dimenticare – ricorda la fonte governativa a EL TIEMPO – che la signora Le Pen ha ricevuto prestiti da una banca russa vicina a Vladimir Putin, per una delle sue passate campagne”.

(Continua a leggere: Perché la destra ha avuto buoni risultati alle elezioni europee? Quattro chiavi per capirlo)

Il capo dello Stato calcola che gli elettori, forse spaventati dall’onda d’urto che la loro scelta collettiva (per l’Europa) ha appena provocato, modificheranno alle elezioni legislative il voto che hanno appena espresso.

Secondo l’editorialista e caporedattore di Le Figaro, Alexis Brézet, “il capo dello Stato calcola che gli elettori, forse spaventati dall’onda d’urto che la sua scelta collettiva (per l’Europa) ha appena provocato, modificheranno le elezioni legislative, il voto che derivano dall’esprimere”.

E lo aggiunge Macron spera che “drammatizzando la sfida e lanciandosi nella campagna elettorale, ripristinerà la situazione e – forse in virtù di nuove alleanze – ricostruirà una maggioranza”. Maggioranza che, dopo le elezioni legislative del 2022, non è più stata assoluta come lo era stata nel suo primo mandato (2017-2022).

Con le elezioni del 2027 in vista

Il presidente del partito Rassemblement National (RN) e deputato senior Jordan Bardella.

Foto:AFP

Ma il presidente francese sta attraversando un momento molto difficile. Per questo altri analisti ritengono che la sua scommessa sia a lungo termine e che punti alle prossime elezioni presidenziali, nel 2027, alle quali lui – rieletto nel 2022 – non potrà più candidarsi. Le precedenti convivenze hanno avuto una conseguenza inaspettata, per cui il primo ministro si è sentito più esausto nella gestione quotidiana del governo rispetto allo stesso presidente.

Dopo essere stato eletto capo dello Stato nel 1981, Mitterrand perse le elezioni legislative del 1986 e, di conseguenza, nominò primo ministro Chirac, il suo avversario. Due anni dopo, nelle elezioni presidenziali del 1988, Mitterrand lo sconfisse e vinse la rielezione.

Chirac vinse finalmente la presidenza nel 1995, ma nel 1997 il suo partito perse le elezioni legislative e dovette nominare primo ministro il socialista Jospin. Poi, alle elezioni presidenziali del 2002, molto più stanco di Chirac, Jospin perse le elezioni e Chirac vinse così la sua rielezione.

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Nel 2027 non sarà in gioco il nome di Macron, ma forse quello di alcuni esponenti della sua coalizione, come il suo ex primo ministro Edouard Philippe, 53 anni, o come Gabriel Attal, il suo attuale primo ministro, che ne ha appena 36. Se Bardella subentrasse come primo ministro in questa nuova convivenza, anche lui andrebbe incontro a logoramenti. Questo spiega perché Le Pen ha chiarito che sarà lui e non lei ad occupare l’incarico, nel caso in cui la RN vinca le elezioni legislative.

A causa della complessa situazione economica del Paese (debito pubblico al 110% del PIL e crescita stagnante), delle sfide alla sicurezza, nonché dei rischi legati alla guerra in Ucraina, Bardella non avrà vita facile. Né il debito diminuirà rapidamente, né la sicurezza migliorerà presto. La grande promessa della RN, per la quale è sostenuta da un ampio settore dell’elettorato, è quella di fermare l’immigrazione clandestina. Ma neanche questo si ottiene dall’oggi al domani.

Emanuele Macron.

Foto:EFE

E per quanto riguarda l’Ucraina, anche se Macron non ha ottenuto il sostegno della maggioranza a favore del suo sostegno illimitato a Volodymyr Zelenskyj, è molto probabile che la maggioranza dei francesi sarà infastidita dal fatto che un governo della Repubblica Democratica del Congo neghi gli aiuti a Kiev, in una questione che, inoltre, l’ambito delle relazioni estere rientra nelle prerogative del Presidente.

La campagna lampo di tre settimane è appena iniziata e ci sono molte incognite sulle alleanze che possono verificarsi nell’ampio spettro dei partiti. che va dalla sinistra radicale all’estrema destra. La sinistra ripeterà le sue liste di unità del 2022, con un Jean-Luc Mélenchon esausto al timone? O al contrario, dopo il successo ottenuto dalle liste socialiste di Raphael Glucksmann in quelle europee, questo gruppo si separerà?

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E ancora: riuscirà Le Pen a trascinare nelle sue liste i leader moderati della destra del gruppo repubblicano, che alle elezioni europee ha ottenuto un risultato molto mediocre con appena il 7,2%? E infine, riusciranno le liste macroniste a recuperare terreno, in un momento in cui il loro leader è più impopolare che mai? Molte più domande che risposte per ora.

L’unica cosa certa è che, battuto e messo alle strette, e rischiando il tutto per tutto in una scommessa molto rischiosa, il presidente Emmanuel Macron può affermare che la sua mossa gli ha restituito la possibilità di gestire i tempi, per essere ancora una volta “il maestro degli orologi”, come è stato descritto tante volte. Ma a quale costo?

[email protected] /Instagram @mvargaslinares

 
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