Gli scienziati giapponesi hanno trovato un modo per attaccare la pelle vivente ai volti dei robot per ottenere sorrisi e altre espressioni facciali più realistici.
Secondo i ricercatori dell’Università di Tokyo, il progresso è avvenuto copiando le strutture dei tessuti umani.
Il prototipo divulgato potrebbe assomigliare più a una caramella che a un essere umano.
Ma gli scienziati sostengono che la svolta apre la strada alla creazione di umanoidi mobili realistici e convincenti pelle autorigenerante che non si strappa o si lacera facilmente.
Gli scienziati sottolineano che il loro nuovo metodo funziona su superfici complesse, curve e persino in movimento.
Foto:©2024 TAKEUCHI ET AL. CC-BY-ND
pelle artificiale È prodotto in laboratorio utilizzando cellule viventi.
Non solo è morbida, come la vera pelle, ma può anche ripararsi se c’è un taglio, dicono i ricercatori.
I precedenti tentativi di attaccare la pelle ai robot si sono rivelati difficili.
Il team ha provato a utilizzare dei mini ganci, ma questi danneggiavano la pelle quando il robot si muoveva.
Nelle persone, la pelle è attaccata alle strutture sottostanti tramite legamenti: piccole corde flessibili di collagene ed elastina.
Per ricrearlo, i ricercatori hanno praticato numerosi piccoli fori nel robot e li hanno riempiti con un gel contenente collagene. Quindi hanno posizionato sopra lo strato di pelliccia artificiale.
Il gel copre i fori e trattiene la pelle sul robot.
Chirurgia plastica
“Imitando le strutture della pelle e dei legamenti umani e utilizzando perforazioni a forma di V appositamente realizzate in materiali solidi, abbiamo trovato un modo per attaccare la pelle a strutture complesse”, ha affermato il ricercatore capo Shoji Takeuchi.
“La naturale flessibilità della pelle e il forte metodo di adesione fanno sì che la pelle possa muoversi con i componenti meccanici del robot, senza strapparsi o staccarsi.”
I ricercatori lo sottolineano saranno necessari ancora molti anni di test affinché questa tecnologia diventi una realtà quotidiana.
“Un’altra grande sfida è creare espressioni simili a quelle umane integrando sofisticati attuatori o muscoli all’interno del robot”, ha aggiunto il professor Takeuchi.
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