Il Cammino di San José

Il Cammino di San José
Il Cammino di San José

Desidero evidenziare, per contribuire a rinfrescare la memoria storica della rete stradale coloniale ispanica ancora in gran parte perduta nella nebulosa del tempo nel nostro paese, per ragioni ancora inspiegabili, che i nostri storici non si sono recati nella giungla dell’antica Zona del Canale per addentratevi nel sentiero dei mitici ciottoli nascosti sotto le foglie dei secoli. Mi riferisco, ad esempio, a El Camino Real, prima da Nombre de Dios e poi da Portobelo, verso il Panama di Pedrarias Dávila. Poi, di lì a poco, il Camino Real de Cruces, con le sue due versioni, il prima e il dopo del pirata Henry Morgan. Quella del Viceré del Perù senza fango e senza fiumi. Il sentiero della Gorgona, nome dato da Francisco Pizarro agli indigeni che vivevano su un’isola del Pacifico colombiano per l’abbondanza di serpenti che aveva modo di osservare, paragonandoli alla testa di Medusa piena di orribili rettili. Allora appartenevamo a Nueva Granada, quando il consiglio della città di Panama decise di assumere con i fondi del comune un operaio di Cruces di nome Marquínez, pagandogli cento pesos per tracciare il Camino de Chagres, come infatti fece.

Esplorando alcuni anni fa in compagnia del compagno esploratore Luis González, abbiamo deciso di dirigerci verso est in cerca di esplorazione. Iniziando l’avventura dalla strada Demetrio Lakas dove attraversa il fiume Dos Bocas, oggi Kings School. Dopo aver scalato una piccola collina ed essere caduti a terra, siamo rimasti perplessi nel trovare un ciottolo che abbiamo chiamato “sconosciuto”. Il suo asse di marcia verso est, ci conduce verso le strutture della Scuola Cinese Panamense, e da lì, attraversando la strada Amistad e con la stessa direzione della bussola, ci siamo diretti verso il fiume Curundú dove c’era un ponte di pietra che permetteva la continuità del percorso probabilmente verso Panama la Vieja. Intorno al quartiere di Las Mercedes, verso Dos Mares. Passando per Betania la strada venne persa con la costruzione dei complessi abitativi. Il fiume Curundú lungo il suo corso aveva diversi nomi con cui era conosciuto. Per gli spagnoli era il Río Hondo. Poi Río San José, Río del Puente, Río del Polvorín, Río del Zorrillo e Curundú, che in lingua guaraní significa amuleto. La mappa del cartografo Tomás Harrison del 1857 ci mostra la città di Curundú sulle rive dello stesso fiume.

Il dottore in archeologia, Tomás Mendizábal, ha effettuato il giro di ricognizione dell’enigmatico sentiero e ha potuto rendersi conto che il percorso è asfaltato e che sono necessari studi per determinare se proviene dall’epoca coloniale o se la sua rete stradale faceva parte di un vasta area di allevamenti di bestiame prima della formazione della Zona del Canale nel 1904 e della restituzione delle foreste. Noi esploratori ipotizziamo che si tratti di una strada spagnola dell’epoca che collegava la città di Pedrarias Dávila con la città di Guayabal sulla strada Cruces. Ma finalmente spetta agli studiosi di storia e di archeologia scoprire la verità.

L’autore è un esploratore, ambientalista e custode volontario delle strade coloniali di Panama

 
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