la guerriglia, la madre di tutte le battaglie

la guerriglia, la madre di tutte le battaglie
la guerriglia, la madre di tutte le battaglie

Con il suo arrivo alla Casa Rosada, il presidente Javier Milei ha sconvolto il sistema dei partiti politici dell’ultimo decennio. Ora, nel pieno del processo di riorganizzazione, il peronismo, la PRO, l’UCR e perfino La Libertad Avanza (LLA) sono immersi nella loro guerriglia interna nella madre di tutte le battaglie, la Buenos Aires del 37% delle liste elettorali nazionali.

Peronismo

A causa dell’impatto che l’ex presidente ha ancora Cristina Fernández de Kirchneril peronismo sembra non avere alcuna possibilità di riorganizzarsi adeguatamente per diventare di nuovo un’opzione nazionale se prima non risolve la disputa interna tra il capo di La Cámpora, Massimo Kirchnere il governatore Axel Kicillof. La discussione di fondo è chi e come guiderà il gioco.

I tentativi di condurre una convivenza pacifica tra entrambi – e i loro ambienti – falliscono uno dopo l’altro e corrodono il cuore del kirchnerismo. Anche il PJ nazionale balla al suono di questa battaglia interna, che non riesce nemmeno a costituire il tanto annunciato tavolo di azione politica dove iniziare a discutere le questioni.

La foto promessa dopo il momento di massima tensione con la plenaria di militanza organizzata da Kicillof a Florencio Varela – più di un mese fa – non è mai stata scattata. Né è stato chiesto al Consiglio del PJ di Buenos Aires di convalidare la convocazione delle elezioni per il 17 novembre e di discutere come si svolgeranno. Intanto il fuoco incrociato continua. L’ultimo capitolo è stato interpretato dal sindaco di Quilmes, Mayra Mendozala sua coppia di Avellaneda, Jorge Ferraresie il governatore.

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Mayra Mendoza e Axel Kicillof.

La guerra tra Mauricio Macri e Patricia Bullrich è esplosa a Buenos Aires

Il PRO è a disagio: per la prima volta deve condividere l’elettorato con la forza che governa. Il supporto iniziale di Maurizio Macri Milei da sconfiggere nel ballottaggio A Sergio Massa Serviva ad aiutare il libertario, ma le cose sono successe.

La decisione di Patrizia Bullrich L’ingresso nel gabinetto nazionale ha irritato l’ingegnere, che ha iniziato a pianificare un’operazione che avrebbe portato il ministro fuori dal partito da lui fondato 20 anni fa. Così, ha svuotato la direzione del partito a livello di Buenos Aires con leader che gli hanno risposto, cosa che ha costretto il bullrichista alle dimissioni. Daniela Reichfino ad allora presidente della PRO di Buenos Aires.

Ciò ha significato una rottura che è stata trasferita al Legislatura di Buenos Aires e questo apre la questione sulla strategia elettorale che Macri guiderà nel 2025. Fusione con LLA, no; convergenza? Forse. Altre domande: i deputati Diego Santilli E José Luis Esperto Correranno per vincere un biglietto l’anno prossimo, insieme o separatamente? Cristian Ritondo Sarà il boss giallo di Buenos Aires, lavorerà al fianco dell’armatore libertario Sebastiano Pareja o quello sarà un compito da bullrichista Diego Valenzuela? Nonostante la spaccatura interna, ci sono molte voci che affermano che la pace arriverà nella PRO quando il calendario elettorale si farà più caldo.

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Mauricio Macri e Patricia Bullrich (Credito: Pablo Cuarterolo)

I libertari avanzano

Deputati 2025 è un tema su cui si sta già lavorando nelle file viola, su più assi. Da un lato, la creazione del marchio La Libertad Avanza a Buenos Aires sta guadagnando slancio per poter competere senza dipendere da altri partiti. A ciò si aggiunge la fermezza di Karina Milei, Il Boss, che è disposto a formare alleanze con altri spazi purché abbia la penna. Pareja, il suo braccio destro, è già impegnato nei gruppi sezionali e sta pensando a nomi che, con il trampolino di lancio del prossimo anno, potrebbero essere il volto locale del ballottaggio per i sindaci 2027.

Oltre alla competizione per la camera bassa del Congresso di Buenos Aires, dove Espert punta a diventare capolista, la sfida libertaria è quella di nutrire la legislatura con seggi viola. Oggi ha ben poco. Occorre garantire l’ingresso dei rappresentanti fedeli a El Jefe per evitare fughe di notizie come quella avvenuta in ottobre, che ha portato alla formazione di quattro blocchi libertari alla Deputazione e tre al Senato.

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Karina Milei e Sebastián Pareja.

L’UCR cerca un nord

Il radicalismo fa la sua parte. A fine anno dovrà scegliere il successore Massimiliano Abad, il presidente del partito di Buenos Aires che non può rinnovare il suo mandato. Conoscendo il territorio e le esigenze della società, i sindaci capiscono che uno di loro deve sostituire il senatore. In Legislatura si sentono un paio di nomi, anche se in quell’ambito bisognerà risolvere anche come incanalare le differenze tra il settore citato in Abad e Martin Lousteau (che condividono una panchina) e quello che segue Facundo Manes.

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Massimiliano Abad e Facundo Manes.

L’Abadismo assicura di avere la maggioranza dei sindaci e della rappresentanza legislativa e che, se non fosse per la strategia elettorale ideata da Abad l’anno scorso, oggi l’UCR naufragherebbe vicino Horacio Rodríguez Larreta.

Il loosteausismo ritiene che sia giunto il momento di cambiare la leadership e – afferma – non c’è niente di meglio che farlo in linea con la leadership nazionale comandata dall’economista. Manes, sempre fuori dagli schemi, confida nel suo livello di conoscenza dell’elettorato ed evita di mettere i piedi sul piatto del partito. Qualunque sia la direzione che prenderà il radicalismo in termini di partito, lo stop di fine anno sarà il punto di partenza della strategia che dovrà affrontare l’anno prossimo, già separato dalla PRO dopo quasi un decennio di matrimonio.

#Argentina

 
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