I telefoni sequestrati sono arrivati ​​a Buenos Aires per un importante rapporto di esperti

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I telefoni sequestrati sono arrivati ​​a Buenos Aires per un importante rapporto di esperti

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GOYA, Corrientes (Da un inviato speciale).- I cellulari sequestrati nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa di Prestito Danilo Peña, avvenuta 15 giorni fa, sono già stati inviati a Buenos Aires per essere sottoposti a una perizia che potrebbe essere la chiave per portare avanti la causa.

Questo è stato riferito a LA NAZIONE fonti con accesso al file. Tra i cellulari che verranno analizzati dagli specialisti della Divisione perizie telefoniche del Polizia federale argentina (PFA) sono i sette dispositivi violati le case di Catalina Peña e di sua figlia Laudelina, nonna e zia della bambina.

L’apertura dei cellulari avverrà tramite quello che viene chiamato Universal Forensic Extraction Device (UFED) Premium, un supporto tecnologico che permette di recuperare, ad esempio, i messaggi WhatsApp cancellati.

“È stato autorizzato che i risultati siano ottenuti in duplice copia affinché la seconda copia possa essere inviata al Centro di ricerca sulla criminalità informatica ad alta tecnologia (Cicat), dipendente dal Ministero della Sicurezza Nazionale, per collegare e relazionare tutte le informazioni ottenute sui dirottati telefoni, dovendo rispettare la catena di custodia e i protocolli di prova

forense digitale.

”, informazioni provenienti dalle fonti consultate.

Uno dei cellulari della nonna di LoanAlejandro Guyot – LA NAZIONE

Sono almeno 12 i cellulari che saranno sottoposti al parere degli specialisti della PFA, secondo quanto si apprende LA NAZIONE.

L’intenzione dei ricercatori è quella di ricostruire le chiamate in entrata e in uscita di tutti i commensali durante il pranzo che si è svolto giovedì 13 di questo mese a casa di Catalina Peña, nonna di Loan. Il ragazzo è scomparso poco dopo aver mangiato.

Dall’altro ieri l’indagine sulla scomparsa di Loan è stata delegata alla Procuratore generale di Goya, Mariano de Guzmán; e i suoi colleghi Marcelo Colombo e Alejandra Mángano, funzionari responsabili del Ufficio per la tratta e lo sfruttamento di esseri umani (Protex). Nel fascicolo interviene il giudice federale Cristina Elisabetta Pozzer Penzo.

«Bisogna evidenziare che, dagli atti debitamente accompagnati, erano emersi indicatori che evidenziavano la necessità di esaurire alcuni percorsi di prova e adottare quelle misure che consentissero di escludere il maggior numero possibile di ipotesi penali. In questa linea, e al di là della mancata accertamento di una specifica ipotesi penale federale nella fattispecie, da quanto espresso dalla declinante giurisdizione è innegabile che, nell’ambito dell’indagine svolta, ipotesi riconducibili alla criminalità organizzata, chiaramente di carattere federale, legato alla ricerca di Loan Peña”, i pubblici ministeri federali hanno affermato nella sentenza di accettare la giurisdizione del caso.

Al momento il caso coinvolge sei detenuti ed è indagato come caso di traffico di esseri umani nell’ipotesi che Loan sia stato catturato a scopo di sfruttamento. Ma i ricercatori non escludono alcuna ipotesi.

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