Non c’è pubblico indifferente alla storia raccontata in “Reindeer Baby”, la serie britannica con protagonista lo scozzese Richard Gadd che racconta delle molestie subite da una donna di 20 anni più grande quando lui aveva 25 anni e lavorava in un pub.
In otto episodi di mezz’ora, “Baby Reindeer” affronta il dramma psicologico di una donna che diventa ossessionata da un uomo vulnerabile. Gli spettatori ricevono il primo shock quando apprendono che il protagonista sta raccontando quello che gli è successo e che le sensazioni che prova a trasmettere sono quelle che ha sperimentato, al di là delle modifiche che ha introdotto nella caratterizzazione della molestatrice, fino a non consentirne l’identificazione.
L’evento “Baby Reindeer” è stato di tale portata che è apparsa addirittura una donna che afferma che la serie parla di lei e che starebbe cercando di chiarire il suo punto di vista, presentandosi come la vera vittima.
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In ogni paese in cui la serie è diventata un evento, i media sono venuti a chiedere consiglio agli esperti per affrontare le situazioni di molestie. Con alcune piccole differenze, la maggioranza concorda sul fatto che i comportamenti che costruiscono la figura non dovrebbero essere normalizzati o naturalizzati come molestie o abusi che oggi vengono definiti “tossici”: molestie, persecuzioni, violazione della privacy, controlli eccessivi e gelosie.
