L’argentina Magalí Etchebarne, vincitrice del Premio Ribera del Duero: “Le donne vivono in guerra”

Le storie mi hanno fatto pensare La donna distrutta Versione del 21° secolo. Provi, come Simone de Beauvoir, una profonda compassione per queste donne vittime di vite che loro stesse apparentemente scelgono?

Penso che le donne in queste storie scelgano fino a quel punto. Hanno scelto, ma soffrono anche di circostanze molto specifiche che dipendono dagli altri. Una si dedica all’assistenza di una madre malata, un’altra ha subito un incidente che l’ha lasciata in un certo modo molto segnata e ritardata nel dolore, un’altra non risponde ai parametri di bellezza richiesti dalla sua professione, ecc. In questo senso scelgono, sì, ma Sono inoltre soggetti a determinate richieste esterne che non possono cambiare. La tirannia della gioventù appare nella storia. E in questo senso credo che il rapporto con la bellezza sia, ad esempio, una prigione che abitiamo in modo molto sottomesso. Siamo molto disposti a fare di tutto per fermare lo scorrere del tempo, per cancellare i segni del passaggio del tempo sul nostro corpo, e questo mi sembra un esempio molto concreto di pratiche che “scegliamo” ma che ci assoggettano. Vedersi sempre buone, sempre sane, mai vecchie, eternamente ragazze, rosee, con il corpo da adolescente, è una battaglia stupida e inutile, ma che siamo comunque disposte a combattere in continuazione e sulla quale addirittura ci consigliamo a vicenda .

Nelle tue storie l’ordinario occupa quasi tutto. Il domestico, il familiare… Ho pensato ad una critica che è stata fatta a Natalia Ginzburg. Qualcuno gli disse che, poiché non aveva fantasia, scriveva della sua famiglia. È stato difficile per te, nel tuo percorso di scrittrice, presumere che eri lì per parlare di cose di tutti i giorni e non di “grandi questioni”?

Non so quale argomento possa essere più grande della vita, della morte, del dolore, del sesso o dell’amore. Penso che i temi siano piccoli, intimi, quando le donne li scrivono. Qualche giorno fa, senza andare oltre, un uomo ha commentato nella sua recensione che gli piaceva il mio libro, ma che era una visione molto femminile, molto soggettiva. Quel “ma” ha attirato molto la mia attenzione. Non ci sarebbe mai venuto in mente di attirare l’attenzione su un libro scritto da un uomo dicendo “è molto maschile”. La dimensione di un argomento per me conta davvero poco, perché non penso agli argomenti quando scrivo. Penso ai personaggi, alle parole, alle emozioni. Nel domestico trovo la materia, ma il domestico è anche il mio lavoro, è anche la strada. Quale sarebbe un ottimo argomento? Le donne vivono in guerra, prendersi cura degli altri è una guerra, invecchiare con l’umiliazione, il modo in cui le donne invecchiano è una guerra, essere pagate meno per fare la stessa cosa è una guerra, dover lottare per gli stessi diritti ancora e ancora ricominciare da capo è una guerra.

 
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