Dal 2004, il pagamento dell’elettricità e del gas rappresenta la quota maggiore del salario

Dal 2004, il pagamento dell’elettricità e del gas rappresenta la quota maggiore del salario
Dal 2004, il pagamento dell’elettricità e del gas rappresenta la quota maggiore del salario

Secondo un rapporto preparato dalle società di consulenza Economía & Energía (Ecen), dirette da Nicolás Arceo, e PxQ, di Emmanuel Álvarez Agis e Cynthia Paz, i nuclei familiari dell’Area Metropolitana di Buenos Aires (AMBA, che raggruppa la Città di Buenos Aires e Conurbano) hanno destinato la quota più alta delle proprie entrate negli ultimi 30 anni al pagamento dei servizi di luce e gas.

Per arrivare a quel punto si aggiungono una serie di fattori. Da un lato, l’escalation delle tariffe che il governo di Javier Milei applica dallo scorso aprile e che continua questo mese e nei prossimi mesi. D’altro canto, la marcata diminuzione del potere d’acquisto dei salari, misurato in dollari, è al suo livello peggiore dal 2004, mentre i prezzi dei servizi pubblici energetici sono fortemente influenzati dal valore del dollaro, che ha subito un forte balzo in avanti. gli ultimi 12 da dicembre.

I dati del rapporto evidenziano l’entità dei dazi che il governo di estrema destra intende applicare. Questo perché secondo lo studio il valore medio mensile delle bollette di luce e gas equivale al 5,1% del Ripte, che è una particolare misura degli stipendi effettuata dal Ministero del Lavoro e viene utilizzata anche per calcolare gli aumenti degli affitti.

Questo livello è la metà di quello che il governo ritiene dovrebbe essere la quota di reddito che ciascuna famiglia dovrebbe destinare al pagamento di questi servizi, il cosiddetto “paniere energetico”, calcolato al 10%. Se si tiene conto che l’analisi di Ecen e PxQ riguarda lo stipendio, mentre il governo parla di reddito familiare, si osserva che le tariffe che Javier Milei e la sua squadra intendono imporre sono molto più alte di quanto è stato fatto per data.

L’attuale incidenza della spesa energetica varia a seconda del segmento di consumo in cui si trova l’abitazione. In quelli situati nel livello 1 (quello con il reddito più alto secondo la segmentazione stabilita lo scorso anno e che ha la percentuale più bassa di sussidi), le bollette di luce e gas rappresentano in media il 6,4% del reddito misurato dal Ripte. A marzo tale percentuale era del 4,1%.

Nel caso degli altri due livelli di consumo i rapporti sono diversi: nel livello 3 (reddito medio) si arriva al 4,8%. Tre mesi fa era all’1,5% del Ripte. E nel livello 2 (settori vulnerabili) è al 4,1%, questo è dovuto all’incidenza dei sussidi, che sono i più alti, ma a marzo era dell’1,5%.

“Se prendiamo solo la spesa destinata a fronteggiare una bolletta media del gas naturale, si vede che l’attuale 3,1% rispetto al Ripte costituisce la percentuale più alta dell’intera serie storica, superando il periodo gennaio 2018-dicembre 2019 in cui si è attestato in media al 2,7%, con un picco vicino a quello attuale alla fine del 2018”, si legge nel rapporto.

Tariffe lista d’attesa

Il peso delle tariffe di elettricità e gas sul reddito potrebbe essere ancora maggiore se il governo non avesse deciso di frenare gli aumenti delle tariffe a causa del loro impatto diretto sull’inflazione. Cercando lo shock di un rallentamento della penuria, il governo ha privilegiato l’immagine che ha portato ad un aumento dell’indice dei prezzi al consumo del 4,2% a maggio.

Questo freno è stato applicato dopo un forte aumento delle tariffe dei distributori e dei trasportatori, sia per l’energia elettrica che per il gas naturale. “Nei primi mesi dell’anno, gli aumenti dell’energia elettrica (febbraio) e del gas naturale (aprile) si sono concentrati sulla ricostruzione del valore aggiunto della distribuzione e dei trasporti e, in misura minore, sull’aumento del prezzo dell’energia pagato dalla domanda. L’aumento dei prezzi dell’energia si è concentrato sugli utenti residenziali ad alto reddito e sugli utenti commerciali e industriali”, ricorda il rapporto.

Poi, “sebbene siano stati annunciati meccanismi di aggiustamento mensile” delle tariffe di trasporto e di distribuzione “per mantenere il reddito in termini reali, fino ad oggi non sono stati attuati”, ha aggiunto.

Ma il congelamento delle tariffe di maggio è stato seguito da una modifica della politica tariffaria, osserva il lavoro, da cui risulta che gli annunci fatti dal Ministero dell’Energia negli ultimi giorni “implicano un livello più elevato di sussidi per gli utenti residenziali ad alto reddito e utenze commerciali e industriali. Allo stesso tempo, si assiste ad una significativa ricomposizione del prezzo dell’energia, sia elettrica che gas naturale, pagato dagli utenti a medio e basso reddito”.

La modifica e l’aggiornamento dello schema tariffario dei servizi di rete gas ed energia elettrica potrebbero avere un impatto congiunto sul CPI di giugno compreso tra 0,7 e 0,9 punti percentuali. «

Cronologia

18-12-23: il governo decreta la “emergenza energetica” (DNU 55/2023). È lo strumento giuridico utilizzato per applicare le aliquote. Con lo stesso DNU sono intervenuti gli enti regolatori dell’elettricità (ENRE, con giurisdizione nell’AMBA) e del gas (Enargas, nazionale).
26-1-24: Audizione pubblica per la tariffa elettrica nell’AMBA (territori di Edenor ed Edesur) nella quale il governo ha annunciato aumenti per tutti gli utenti per la generazione. Il 29 gennaio si è tenuta l’udienza per l’adeguamento della tariffa di trasporto dell’energia elettrica. I sussidi di livello 1 vengono eliminati.
16-2-24: Entrano in vigore i nuovi tariffari per Edenor ed Edesur con aumenti compresi tra il 65% e il 150%.
28-2-24: Il governo impone maggiori restrizioni per l’accesso alla tariffa sociale.
1-4-24: Nell’AMBA disciplinano i nuovi valori dell’energia elettrica.

 
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