L’azienda del libro

L’azienda del libro
L’azienda del libro

L’inverno è caduto a Buenos Aires dalla settimana scorsa. Aspetto l’autobus, con i piedi e le mani congelati, seduto su una panchina di ferro umida. Finalmente arriva, salgo e mi sistemo in un posto singolo accanto al finestrino appannato. In questo periodo noi viaggiatori siamo pochi, quindi mi è facile osservarli, uno per uno. Siamo in sette, due giovani in uniforme liceale, una signora pettinata in modo elegante, con una giacca calda, un cappello di lana e una borsa di pelle nera che si abbina alle sue scarpe col tacco basso. Davanti a lui, un uomo anziano, con grandi occhiali, un berretto di feltro e un bastone, che si aggiusta la sciarpa sotto la giacca e poi tira fuori dalla tasca un piccolo libro. Dietro di me, una madre avvolge il suo bambino in una coperta di pile giallo.

L’inverno è caduto a Buenos Aires dalla settimana scorsa. Aspetto l’autobus, con i piedi e le mani congelati, seduto su una panchina di ferro umida. Finalmente arriva, salgo e mi sistemo in un posto singolo accanto al finestrino appannato. In questo periodo noi viaggiatori siamo pochi, quindi mi è facile osservarli, uno per uno. Siamo in sette, due giovani in uniforme liceale, una signora pettinata in modo elegante, con una giacca calda, un cappello di lana e una borsa di pelle nera che si abbina alle sue scarpe col tacco basso. Davanti a lui, un uomo anziano, con grandi occhiali, un berretto di feltro e un bastone, che si aggiusta la sciarpa sotto la giacca e poi tira fuori dalla tasca un piccolo libro. Dietro di me, una madre avvolge il suo bambino in una coperta di pile giallo.

Mi piace osservare le persone, cerco di interpretare i loro volti, i loro gesti. Saranno felici, saranno preoccupati per qualcosa, riusciranno ad arrivare a fine mese? Mi piace immaginare dove stanno andando, chi li aspetta, cosa mangeranno, se sono tifosi del River, del Boca o niente. L’autobus si ferma, i due giovani scendono di corsa, con i loro zaini pesanti, mentre dalla porta d’ingresso salgono velocemente diverse persone di età diverse che occupano quasi tutti i posti. Quando l’autobus riprende il viaggio, il mormorio e il movimento originali si fermano. I passeggeri restano in silenzio, guardano i cellulari, scrivono messaggi o collegano le cuffie per immergersi nella loro musica. Solo l’uomo più anziano, quello con il bastone, ed io non abbiamo il cellulare in mano. Lui legge, lo guardo. Il libro tascabile ha poche pagine, non riesco a vederne il titolo, sono troppo lontano, ma l’uomo sembra molto assorto nella lettura.

Poi mi viene in mente quando fino a qualche anno fa, non tanti, il passatempo più diffuso durante gli spostamenti da un luogo all’altro della città erano i libri. In metropolitana, in treno, sugli autobus, alle fermate. Era molto comune vedere diverse persone dondolarsi con lo swing del bondi, una mano sulla sbarra e l’altra con un libro aperto. Nelle ore di punta ci sostenevamo a vicenda, lasciando spazio in mezzo alle nostre letture. Ricordo di aver letto Cent’anni di solitudine mentre viaggiavo dalla stazione della metropolitana Cattedrale a Olleros, alle sei del pomeriggio, affollato e angusto, con il libro appoggiato sulla schiena dei miei occasionali compagni di viaggio.

Il libro è così essenziale! Ci porta in posti incredibili, in storie lontane, in vite prese in prestito. La sua compagnia, insostituibile e fedele, non delude mai. In questi tempi complicati, dove l’immediatezza degli schermi minaccia la nostra salute mentale, scegliamo di leggere un libro, immergiamoci nelle sue pagine, nelle sue parole, nelle sue storie. Non importa se è preso in prestito, se è vecchio, nuovo, breve o lungo, un fumetto o un romanzo d’amore. Non importa. Leggiamo, leggiamo tanto, leggiamo sempre. Noi, i nostri figli, i nostri nonni. In metropolitana, in treno, sul marciapiede o nelle piazze. Attacchiamo gli scenari in cui viviamo con i libri. Ricordiamoci inoltre che, d’altra parte, un giorno qualcuno si sedette a scrivere, con la speranza che almeno una persona, da qualche parte, in un certo momento, leggesse le sue storie.

 
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