“Frontmen”: il ruolo dei civili nel riciclaggio di denaro nel caso dei gendarmi detenuti

Un’ampia operazione dell’OS9 dei Carabineros, con il sostegno del GOPE, si è conclusa nelle prime ore di venerdì 14 giugno, con l’arresto di nove gendarmi del carcere La Serena e di un ex funzionario dell’istituto penitenziario. I soggetti sono stati arrestati per diversi reati, sui quali viene indagato nell’ambito di un focus investigativo “per il contrasto alla criminalità organizzata nelle carceri”, avviato dal Pubblico Ministero circa un anno fa.

L’irruzione della polizia nell’abitazione dell’imputato ha avuto eco quel giorno sulla stampa, mentre si sono conosciuti i primi dettagli di una presunta rete di traffico di armi, di cui – fino ad ora – facevano parte sei detenuti provenienti da diverse carceri della zona, e da cui si era articolata la regione di Coquimbo.

Secondo quanto riferito dalla Procura, il ruolo dei gendarmi si configurerebbe con azioni volte a introdurre elementi vietati nel complesso carcerario, per cui lo schieramento nelle loro abitazioni è servito a sequestrare droga, denaro, armi e munizioni, il che spiegherebbe di questi fatti.

Va precisato che, oltre ai gendarmi e ai suddetti detenuti, sono stati imputati anche i civili dei reati in fase di formalizzazione, compiuti tra martedì 18 e mercoledì 19. In totale sono 20 i soggetti comparsi davanti alla giustizia e chi si sono concluse con varie misure cautelari.

Il caso avrà dei procedimenti anche nei prossimi giorni, poiché la procura ha annunciato che presenterà ricorso, dopo che in alcuni casi il tribunale ha respinto la carcerazione preventiva.

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Riciclaggio di denaro

El Día ha raccolto nuove informazioni sull’accusa del Pubblico Ministero e che rimandano ad un dato cruciale, rivelato dal procuratore metropolitano occidentale Marcos Pastén dopo la formalizzazione. Questo è il Essolui rigonfiamento della ricchezza dei funzionari a seguito di attività illegali.

“Hanno avuto un aumento del loro patrimonio, in alcuni casi, fino al 270% del valore del loro reddito”, ha detto il procuratore.

È a questo punto che entrano in gioco i civili detenuti, il cui ruolo nel caso è passato in secondo piano rispetto alla situazione che colpisce la gendarmeria cilena.

Secondo le informazioni raccolte da El Día, queste quattro persone hanno fondamentalmente due ruoli all’interno degli avvenimenti investigati.

Alcuni sono soci dei gendarmi, che hanno operato come “uomini di copertura” per il riciclaggio di denaro e l’occultamento di beni. Inoltre, è stato stabilito che prestavano i loro conti per pagare il denaro raccolto dagli imputati per la vendita di armi e munizioni ai detenuti.

All’interno del gruppo di civili figurano anche i parenti dei detenuti che hanno agito come destinatari del denaro loro addebitato in queste transazioni. Erano anche incaricati di mostrare o consegnare le armi o le munizioni vendute.

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“Sfondo solido”

La difesa dei detenuti ha contestato l’accusa della Procura, escludendo che si tratti di una vasta rete di traffico d’armi guidata da un capitano della gendarmeria di La Serena.

Va notato che di tutti i funzionari detenuti, solo tre sono rimasti in custodia preventiva.

Alla domanda su questo fatto e su come ciò influenzerebbe la solidità del caso, l’ufficio del procuratore metropolitano occidentale ha indicato che “le indagini e il contesto di questo caso sono solidi. La Corte, infatti, ha accreditato l’esistenza dei reati di corruzione, traffico di armi e riciclaggio di denaro, tra gli altri reati”.

Allo stesso modo, hanno indicato che l’indagine “ha dimostrato che gli imputati operavano sotto la stessa struttura, con ruoli e funzioni specifici”, sottolineando anche il fatto che “durante l’udienza di formalizzazione hanno presentato tutti lo stesso difensore”.

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“Sulla base di questa convinzione, la Procura metropolitana occidentale farà appello contro la decisione della Settima Corte di Garanzia, che non ha accolto le richieste di detenzione preventiva per tutti i funzionari della Gendarmeria coinvolti in questo caso. Questa Procura regionale considera gravi la partecipazione degli imputati a questa rete che forniva sostegno e copertura ai detenuti per la commissione di diversi reati all’interno del carcere La Serena in cambio del pagamento di somme di denaro. Il fatto che si tratti di pubblici ufficiali aggrava, secondo la Procura, i reati commessi dagli imputati in questo caso”, hanno aggiunto.

La Procura ha inoltre precisato che nei prossimi giorni “il procedimento in questo caso proseguirà, quindi ci aspettiamo progressi sia nel contesto dell’indagine che nel suo svolgimento”.

 
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