I ricercatori analizzano i batteri che aiuterebbero a combattere la dengue e altre malattie – Scienza e Salute

I ricercatori analizzano i batteri che aiuterebbero a combattere la dengue e altre malattie – Scienza e Salute
I ricercatori analizzano i batteri che aiuterebbero a combattere la dengue e altre malattie – Scienza e Salute

Un team di ricercatori dell’Università del Cile studia l’interazione della zanzara Aedes a Egypti con il batterio Wolbachia pipientis, che fornirebbe resistenza contro le infezioni causate dai virus dengue, Zika, chikungunya e febbre gialla, riducendone la trasmissione all’uomo.

Il progetto, guidato dalla dottoressa Ziomara Gerdtzen, accademica del Dipartimento di Ingegneria Chimica, Biotecnologie e Materiali, lascia intravedere una soluzione contro queste malattie tropicali che sono destinate ad aumentare nel nostro Paese a causa dei cambiamenti climatici.

Secondo quanto riportato dal Ministero della Salute, finora nel 2024 sono stati registrati più di 3,5 milioni di casi di dengue. Nel nostro Paese sono stati rilevati 179 casi, di cui 135 nel Cile continentale.

Secondo le conoscenze scientifiche, la dengue è una malattia virale trasmessa dalla zanzara Aedes a Egypti. Le conseguenze di contrarre il morso possono variare da lievi disturbi simil-influenzali, linfonodi ingrossati, dolore dietro gli occhi, fino a una grave malattia emorragica, che può causare anche la morte.

L’investigazione

Il progetto Wolbachia è guidato dalla dottoressa Ziomara Gerdtzen e coinvolge accademici e ricercatori del Dipartimento di Ingegneria, Chimica, Biologia e Materiali (DIQBM) e del Centro di Biotecnologia e Bioingegneria (CeBiB) dell’Università del Cile.

L’iniziativa, iniziata nel 2016, studia l’interazione che avviene tra le cellule della zanzara Aedes a Egypti e Wolbachia, un batterio intracellulare endosimbionte (incapace di vivere senza interazione con il suo ospite), utilizzando un modello matematico su scala genomica.

Natalia Jiménez, PhD. in Ingegneria Chimica e Biotecnologie dell’Università del Cile e uno dei ricercatori partecipanti al progetto, spiega che “è stato osservato che le zanzare, come quella che diffonde la dengue, quando infettate dal batterio Wolbachia presentano un blocco patogeno, cioè , una resistenza contro l’infezione da virus come dengue, Zika, febbre gialla e altri”.

“Ecco perché una delle strategie per controllare la diffusione di queste malattie è stata quella di rilasciare nell’ambiente zanzare infette da questo batterio endosimbionte”, aggiunge.

Com’è fatto?

La metodologia utilizzata consente simulazioni computazionali della zanzara e dei batteri, al fine di osservare le interazioni tra le loro reti metaboliche.

“Attraverso questo processo, cerchiamo di identificare possibili punti di controllo metabolico che possano essere di interesse per l’ingegnerizzazione di questi organismi, al fine di replicare le condizioni di resistenza osservate con la presenza dei batteri e ridurre così la diffusione del virus che esso porta avanti.” la zanzara”, spiega Ziomara Gerdtzen.

I ricercatori aggiungono che, sebbene i meccanismi che conferiscono alla zanzara Aedes a Egypti questa capacità protettiva per evitare di essere infettata dal virus non siano ancora del tutto conosciuti, il lavoro sviluppato presso l’Università del Cile utilizza un approccio basato sulla biologia dei sistemi per comprendere le potenzialità punti di interazione a livello metabolico tra il batterio Wolbachia pipientis e il suo ospite (la zanzara), che apre la possibilità di controllare il virus e la sua diffusione nell’uomo.

Il nostro Paese in precedenza disponeva di barriere ambientali che proteggevano la popolazione da queste malattie tropicali. Oggi però i cambiamenti climatici hanno permesso a questa zanzara di colonizzare e riprodursi in zone dove prima non poteva farlo, come il nostro Paese.

La ricerca ha consentito progressi nell’identificazione e nella comprensione dei meccanismi coinvolti nella resistenza agli arbovirus, ampliando le possibilità di combattere la trasmissione di queste malattie in Cile e nel mondo.

Alla ricerca, guidata dalla dottoressa Ziomara Gerdtzen, partecipano anche i ricercatori Natalia Jiménez, Sebastián Mejías, J. Cristian Salgado e Carlos Conca.

Fonte: Università del Cile.

 
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